Festival del Mondo Antico. Rimini, Museo della Città, 22 giugno 2013
Festival del Mondo Antico. Rimini, Museo della Città, 22 giugno 2013
Questo diario comincia il giorno 7 agosto 2012, anche se in realtà dobbiamo andare indietro di qualche mese per vederne bene l’inizio.Tutto è cominciato quando Marinella De Luca mi ha proposto di presentare un progetto per un concorso della Sovrintendenza ai Beni Culturali dell’Emilia Romagna per la valorizzazione di un patrimonio non troppo noto della nostra città.Collaborando da tempo con Angela Fontemaggi, Orietta Piolanti e Marzia Ceccaglia dei Musei Comunali di Rimini, il 22 maggio 2012 abbiamo presentato il progetto “Le pietre raccontano”che si svilupperà durante l’anno scolastico 2012/2013 coinvolgendo anche altre realtà scolastiche del nostro territorio.
7 agosto 2012
Dopo un tam tam informatico e telefonico si sono presentati i ragazzi che hanno dato l’adesione a pulire le pietre del lapidario. Alle 9.30 dopo un breve giro nel lapidario allestito circa 30 anni fa guidato dalla dott.ssa Piolanti, il sig. Mauro Ricci, restauratore presso la Sovrintendenza di Ravenna, ha spiegato il lavoro che i ragazzi dovranno fare. Le pietre sono già state trattate con prodotti chimici di pulizia un mese fa (preventol diluito in acqua), ora occorre un lavaggio energico e delicato nello stesso tempo per portare via tutti quegli elementi vegetali (muschi, piante…) ed animali (muffe, formiche, depositi organici…)che in questo tempo si sono seccati e morti. Il lavoro proseguirà alla presenza del sig. Massimo Corazzi anche lui dipendente della Sovrintendenza, divisi in squadre e secondo un calendario concordato, fino al 25 agosto, sperando di riuscire a finire il lavoro, che non sia troppo caldo ma nemmeno piova. Oltre alla pulizia, il lavoro sarà documentato da foto, video, schede di ogni lapide, annotazioni, commenti e via dicendo.In questa prima giornata, oltre alle persone citate sopra, ci hanno fatto visita il dott. Biordi, Direttore del Museo Comunale di Rimini, la dott. Renata Curina, Ispettore di zona della Sovrintendenza archeologica,, la dott. Bernucci.
9 agosto 2012
Registriamo grande soddisfazione per i risultati ottenuti nella pulitura del primo della giornata, il fantastico cippo 68 dedicato a giove dolicheno. Grazie al meraviglioso marmo bianco di cui è costituito e ai poderosi strumenti a nostra disposizione (spazzole da bucato delle più colorate, pennelli e spazzolini presto irriconoscibili- “morbidi per gengive delicate”) in solo cinque ore e mezzo l’iscrizione di dedica al dio è tornata perfettamente leggibile, e la pietra più bianca che mai.Altrettanta soddisfazione è stata provata in seguito alla pulitura del cippo miliare numero 57, probabilmente situato a Misano. La miriade di muschi che lo ricoprivano è stata pazientemente debellata con i nostri eroici spazzolini, e il risultato è, a detta del nostro supervisore Massimo,” come uno specchio”. (Giacomo, Giulia, Tommaso)C’è da dire che le previsioni di Massimo si sono rivelate esatte: è vero che l’inizio lavori alle14,30 mette veramente alla prova, ma già alle 16,00 la parte del lapidario vicina all’ingresso del Museo è all’ombra, lavoriamo alla brezza del pomeriggio e, in più, spesso dobbiamo adoperare l’acqua e ne approfittiamo per refrigerarci con docce improvvisate.Oggi si è affacciata una famiglia di turisti che si è mostrata interessata al nostro lavoro e ci ha fatto domande sul progetto: anche loro (come tanti)non sospettavano minimamente che a Rimini ci fossero tante testimonianze del passato e sono rimasti stupiti dalla ricchezza del nostro patrimonio e dalla piacevolezza di percorrere le parti del nostro museo. Hanno detto che a Rimini si può leggere un po’ tutta la storia dal passato più remoto all’oggi.Sono le 16,30, un elicottero passa sulla nostra testa, i ragazzi sono operosamente silenziosi mentre fanno un lavoro prezioso (se non ci fossero loro, chi lo farebbe?): probabilmente molti dei loro compagni sono in spiaggia o al bar o giocare a carte o a beach volley e quando lo verranno a sapere li prenderanno in giro. Perché loro sono qui?(nel frattempo un’altra famigliola di turisti con aria circospetta ma piena di ammirazione ha vagato fra le aiuole probabilmente senza capirci nulla: tuttavia già il giardino è un’oasi piacevole, circondato com’è dalla tessitura delle antiche mura del complesso architettonico della Chiesa del Suffragio e del convento)
Bella domanda…perché siamo qui?? Perché mentre noi strofiniamo, spazzoliamo e sfreghiamo facendoci dei gran bei muscoli nelle braccia, c’è chi ottiene lo stesso identico risultato giocando a beach tennis o facendosi un’ora di palestra…. Ma noi in più possiamo vantarci di avere “mens sana in corpore sano”: alleniamo mente e corpo, rendendoci utili e sentendoci come dei piccoli archeologi. Forse il primo motivo per cui io ho deciso di partecipare a questo progetto è stata proprio la curiosità di vedere come opera un archeologo o comunque coloro che conoscono alla perfezione i resti del passato e cercano di restituirli al meglio al presente e al futuro… Sinceramente non credo che il kit del perfetto archeologo sia proprio identico al nostro (secchio colmo d’acqua, spazzola da bucato, spazzolini da denti e pennellone rigorosamente a setole morbide) ma ciò che mette in comune noi e Indiana Jones probabilmente è la voglia di restare in contatto col passato e di dare nuova vita agli altisonanti nomi che sono rimasti incisi nella pietra per i loro meriti da più di duemila anni. (Nadia)
L’iniziativa di “portare a nuovo” le lapidi mi ha entusiasmata fin dal primo istante! Il solo pensiero di “avere un rapporto ravvicinato” con oggetti antichi (in questo caso delle lapidi), mi emoziona: come tante pedine di un unico mosaico costituiscono la sensazionale opera della storia dell’uomo. Non bisogna insabbiare quel che è stato, poiché solo scavando nel passato si può costruire un indistruttibile futuro. Grazie a questo progetto sto avendo la possibilità di lavorare con degli esperti di archeologia e restauro, ma anche di conoscere compagni nuovi e di stringere, così, nuove amicizie. Anche se non è molto piacevole strofinare via lo sporco incrostato dalle lapidi sotto il sole cocente di Agosto, sono sicura che, quando termineremo il lavoro, saremo tutti soddisfatti del nostro operato. ( Denise)
13 agosto
Dopo la pausa del week end, il lavoro è ricominciato con nuove forze che si sono aggiunte ai ragazzi già esperti. Grazie al fatto che questi due giorni lavoreremo alla mattina, abbiamo cominciato a pulire le lapidi a ridosso della chiesa del Suffragio che sono tutte in ombra. Le giornate sono più fresche e si lavora molto bene. Questa mattina è con noi il restauratore Mauro Ricci che ci ha anche proposto una visita al laboratorio di restauro di Bologna.Le zanzare sono cattivissime e cominciano a pizzicarci da subito, stuzzicate anche dal fatto che usiamo l’acqua.Sembra che io non faccia nulla perché me ne sto al tavolo senza por mano a spazzole e spazzolini, ma in realtà il compito mio e di Marzia è quello di “facilitare” il lavoro di tutti: concordare i turni di lavoro, relazionarci con gli esperti ed il personale del museo, tenere aggiornato il diario di bordo, vagare fra le pietre per incoraggiare e suggerire, leggere le info sulle lapidi dal nostro testo guida…Vale anche per noi la domanda: perché sono qui? Personalmente perché ho a cuore che ognuno dei ragazzi che incontro possa con entusiasmo incuriosirsi della vita e andare dietro alla bellezza…cosa c’è di tanto bello nelle lapidi e in tutto questo lavoro manuale?A me sembra bello appassionarsi di qualcosa e andarci a fondo, mi sembra una bella opportunità di amicizia intorno a qualcosa con un fine comune, ascoltare gli esperti e i loro insegnamenti e la loro esperienza, far parte di un progetto di cui essere responsabile almeno per un pezzetto (tante piccole tessere fanno un grande mosaico..)Alle 11 merenda per tutti con spianata e grissini del forno Fellini (potremmo chiedergli di diventare nostro sponsor!)A mezzogiorno la campana della chiesa sembra che debba staccarsi e cascarci addosso
14 agosto
I ragazzi stanno facendo una pausa dopo due ore di lavoro..Sono le undici e tra di loro si possono ascoltare discorsi pieni di soddisfazione. Questa mattina il numero dei partecipanti è considerevole, la squadra diventa sempre più numerosa. Si tenta di levare il muschio dai reperti ma è davvero difficile. La stesura del diario di bordo viene improvvisamente interrotta dall’arrivo di una signora, che, alla nostra affermazione di stare restaurando i reperti, ci corregge dicendo che il nostro lavoro si limita alla pulitura, ritiene inoltre che il lapidario sia un cimitero e desidera la presenza di fiori al suo interno, chiede quindi se ce ne sono e dopo averle segnalato la presenza di un roseto, ci corregge dicendo che le rose d’estate non fioriscono. Richiede inoltre che vengano puliti anche i cartelli in metallo. La signora descrive il lapidario come il luogo più sacro e più bello di Rimini e consiglia di piantare il prato in autunno (con il benestare della preside) e gerani in estate, semplici ma adatti per questo luogo, grazie al loro potere di scacciare le zanzare. Conclude dicendo che in queste pietre ,come in ogni opera dell’uomo, è racchiuso il pensiero di colui l’ha realizzata ed esso rimarrà in eterno, elogiandoci per il nostro lavoro. Terminata la visita, i ragazzi riprendono la pulitura in tutta tranquillità.
20 agosto
Il lavoro sta proseguendo sotto un sole cocente, le lapidi ripulite oggi presentavano evidenti tracce di muschi depositatesi nei decenni, il muschio fatica a scomparire semplicemente attraverso l’uso della spazzola a setole morbide, perciò è frequente l’utilizzo dello spazzolino da denti e per un miglior risultato l’intervento da parte del restauratore con il bisturi. Inoltre, sulla lapide 29 di destra, sono state trovate tracce di collante dovuto a precedenti interventi da parte di marmisti che non è stato completamente asportato. Altre tracce di colla per marmo riconducibili ad un restauro pregresso sono presenti sulla lapide 50, ma i ragazzi non sono stati in grado di rimuoverlo, esse sono soprattutto presenti nella parte superiore. Sempre nella lapide 29 di destra sono stati trovate diverse lumachine, come nella colonna 16: sono tutte facilmente rimovibili attraverso un bisturi dal momento che si trovano all’interno di cavità della roccia.